IMPRESSUM
SOTTO LA MASCHERA
Racconti al femminile
© 2013 Barbara Reishofer – Merano (BZ), Italia
info@barbara-reishofer.com
Foto di copertina: © Csaba Peterdi - Fotolia.com
Progetto grafico di copertina: Barbara Reishofer
Editing: dott.ssa Amalia Papasidero
EDIZIONE ITALIANA ORIGINALE
Tutti i diritti sono riservati come da legge 633/1941 sul Diritto d’Autore vigente e successive modifiche. Nessuna parte può essere riprodotta in alcun modo. È vietato ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata dall’editore e dall’autore.
Questo libro è un opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a persone, fatti e luoghi reali ha soltanto lo scopo di conferire veridicità alla narrazione, è quindi utilizzato in modo fittizio.
Indice
Impressum
Su un letto di rose
Giulia
Gianni
Una vita di stenti
Petra
Alfredo
Mamma per vocazione
Susanna
Roberto
Col vento in poppa
Melania
Franco
Il primo amore
Lisa
Marco
Senza macchia e senza paura
Dorotea
Gustavo
La quarta età
Rosa Maria
Epilogo
Un caldo raggio di sole si insinua tra le veneziane e le tende di mussola, toccando la punta del naso di Giulia. Con gli occhi chiusi stira le braccia sopra la testa, disegnando un cerchio in aria, per finire con le mani sulla coperta di piume. Lentamente apre gli occhi e si gira di lato, la sua mano con la manicure perfetta si allunga verso il telefonino sul comodi-no. Il display segna le 8.14, nessuna chiamata persa, nemmeno un SMS. Si alza, mette la ve-staglia per coprire la camicia da notte trasparente e va in cucina. Suo marito e suo figlio sono già usciti, come sempre. Lei tiene al suo riposo indisturbato e alla colazione solitaria, perciò attende sempre per avere la casa tutta per sé.
La domestica, da molti anni al servizio della famiglia, saluta con il solito sorriso. Giulia si chiede, come ogni giorno, che ha da sorridere questa donna affaticata. Sembra felice e contenta, ma per quale motivo?
Sedendosi apre il quotidiano, sorvolando i titoli, ricordando gli insegnamenti di sua madre di essere sempre aggiornati e informati per partecipare a qualunque discorso. Sorseggia il succo di arance fresche, prende un integratore (che non ricorda più a cosa serve) e mangia di malavoglia la sua porzione giornaliera di cereali, mentre fa di tutto per non pensare a un cornetto caldo con marmellata o alla crema.
Senza una parola alla domestica, si alza e va nella sua stanza, dove entra nella cabina armadio per scegliere un tailleur semplice, adatto a una giornata soleggiata di fine inverno. Poi abbina una camicia in tinta unita, un foulard che dà un tocco di colore, intimo e calze. Entra nel suo bagno privato: doccia, trucco ac-curato, gioielli non troppo appariscenti, scarpe comode ma eleganti, per camminare qualche ora senza dolori.
Uscendo dall’appartamento sbatte la porta senza salutare la domestica. Con l’ascensore scende nell’atrio, dove lancia uno sguardo freddo al portiere che le apre il portone senza replicare in alcun modo al suo gentile saluto verbale.
Si ferma un momento sul marciapiede, coglie gli sguardi ammirati dei passanti, tutti maschi, e quelli invidiosi delle donne (ovviamente si tratta di una sua interpretazione). Poi respira profondamente, sorride verso nessuno e si avvia verso il Corso.
“Che fortuna che è abitare al centro! – pensa, muovendosi a piedi – Si è notati!”
Giulia passa la mattinata portando alla dispe-razione le commesse di una boutique e di una profumeria, prova innumerevoli capi, testa una decina di fondotinta sull’interno del polso, compra uno scialle che non le serve, oltre all’ennesimo dopobarba costoso per suo marito (che lui non userà mai). Per pagare usa la sua carta d’oro come un trofeo, controllando con attenzione che tutta la gente la veda.
Finalmente si trova, con il solito ritardo di die-ci minuti, sotto il palazzo dello studio estetico più gettonato della città. Qui ha appuntamento tre volte alla settimana per mantenere l’abbronzatura. Tre quarti d’ora dopo esce soddisfatta ma stanca, prende uno dei taxi fermi a pochi metri di distanza e torna a casa.
Suo figlio, un bambino dallo sguardo triste e dall’atteggiamento troppo adulto per un ragazzino di sette anni, è rientrato da scuola: baci, abbracci, però nessuna domanda su che cosa abbia imparato. Il piccolino sa, che non deve chiacchierare, e sta zitto.
In modo deciso, quasi antipatico, dichiara di voler mangiare immediatamente, visto che è stanca e che ha necessità di riposare prima degli impegni pomeridiani. La domestica serve il pranzo, la solita insipida insalata per lei, pasta e carne per il figlio. Appena terminata, accarezza suo figlio sui capelli e si ritira nella sua stanza.
Sdraiata sul letto, le tende chiuse e l’abat-jour acceso, sfoglia un catalogo di intimo. Le piace indossare capi succinti, più che altro perché nessuno può immaginare cosa porta sotto un vestito elegante. Anche di notte, quando nessuno la vede, indossa sempre qualcosa di particolare, trasparente, sensuale. Lei, da persona in vista, non può andare in giro per la città a comprare questo tipo di capi nei negozi nei quali si serve abitualmente. La sua reputazione è di una donna seria e dell’aspetto severamente elegante. Lei è la moglie dell’avvocato penalista famoso per la sua alta quota di successi, una donna di classe e per bene.
Giulia segna qualche pagina nel catalogo piegando l’angolo in alto, spegne l’abat-jour e rimane nella penombra a guardare il soffitto. Domani farà il suo ordine settimanale per telefono, ha deciso.
I suoi pensieri vanno al passato e sul senso della sua vita, sul perché ha interrotto gli studi universitari otto anni prima, anche se aveva dato solo dodici esami in nove anni. I suoi impegni maggiori erano investiti nel divertimento e nei viaggi con gli amici, per i quali spendeva i soldi che guadagnava facendo la promoter nei supermercati e l’hostess di eventi nella provincia. I suoi genitori, il padre, un muratore senza impiego fisso, e la madre, che puliva nelle case della gente “con i soldi”, avevano mantenuto l’unica figlia con sacrifici.
Poi, durante un congresso, dove lei lavora-va come addetta al controllo dei badge all’ingresso della sala VIP, conobbe lui, l’ospite d’onore, il relatore di spicco, affascinante e garbato nei modi, un quarto di secolo più grande di lei, che iniziò immediatamente a corteggiarla. Le sue attenzioni, i regali, il suo mondo così diverso dai ragazzi che fino allora aveva conosciuto, erano ciò che aveva sempre desiderato. Qualche mese dopo si erano già sposati.
Non che lei non lo amasse più. Gianni è un uomo gentile e non le fa mancare niente, però è troppo vecchio per lei. Dalla nascita del figlio tanto desiderato aveva deciso di dormire in stanze separate. Lei non sopportava la luce che illuminava le letture dei suoi documenti di lavoro fino a tarda notte. Le serviva il suo sonno regolare, di almeno sette ore a notte e indisturbato, altrimenti sarebbe invecchiata prima del tempo. Così avevano assunto una tata per il bambino, che aveva dormito nella stanza ac-canto al piccolo fino a quando lui non era andato in prima elementare. Adesso la ragazza passava con lui i pomeriggi, e qualche volta rimaneva anche la sera. Il bambino era ancora un po’ piccolo per rimanere da solo, quando i genitori uscivano.
Con un gesto della mano, quasi come voler cancellare i pensieri, si alza e veste un abito lungo e leggero per casa. Stasera deve accompagnare il marito a uno dei tanti noiosi ricevimenti, che sembrano essere l’unica occupazione serale della così detta Alta Società.
Mentre attende la parrucchiera, va in cucina, dove suo figlio e la bambinaia giocano una partita a Monopoli. Il bambino è felice di stringersi alla madre e le spiega quante case ha già comprato, mentre Giulia beve una tisana di erbe.
Una volta al mese va al Salone di Maurice, ma per le sue frequenti acconciature serali una delle impiegate viene da lei. La ragazza è puntuale e inizia subito il suo lavoro, senza perdersi in inutili sproloqui. Appena terminato, la parrucchiera se ne va e Giulia si ritira nuovamente nella sua stanza.
Un’ora dopo, è vestita per la sera: abito lun-go, trucco e acconciatura perfetta, gioielli splendidi ma non troppo appariscenti, il sorriso per l’occasione. Il leggero bussare alla porta della sua camera annuncia il marito, già pronto per uscire, nonostante sia ritornato solo venti minuti prima.
Lo sguardo ammirato di Gianni conferma ciò che aveva visto nella sua immagine riflessa allo specchio.
Quando entrano nella sala della festa del palazzo, suo marito posa la mano sulla sua spalla, quasi per voler dire a tutti «non toccatela, è mia». Si annoia durante l’aperitivo, come sempre. In piedi, accanto al marito, scambia sorrisi e chiacchiere di circostanza con gente sconosciuta e qualche cliente e collega di lui, quando percepisce uno sguardo insistente su di sé.
L’uomo in piedi dall’altra parte della sala è bello, alto e giovane. Mentre lei si muove ac-canto al marito e continua a comportarsi nel modo che lui si aspetta, sente gli occhi dello sconosciuto che la seguono ovunque. I loro sguardi si scontrano, lo sconosciuto abbassa leggermente la testa per un saluto, alza il calice con lo champagne verso di lei, passa la lingua sulle labbra. Un brivido percorre la sua schiena, un incredibile calore si espande nel basso ventre, sente le gambe come ovattate. Si avvicina a Gianni per scusarsi per qualche minuto, “deve ritoccarsi il trucco”.
Mentre va verso la porta che si apre sul cor-ridoio, vede che lo sconosciuto non è più dove era poco prima. Veloce, esce dalla sala, percorre le scale che portano ai bagni, quando vede lo sconosciuto accanto a una porta. Le gambe sembrano muoversi autonomamente e la portano verso l’uomo. Senza dire una parola, lui prende la sua mano e la tira dentro una piccola stanza buia. Si accorge a malapena che si tratta di un ripostiglio, quando sente una mano che alza l’orlo della sua gonna per insinuarsi sempre più su, fra le sue cosce, mentre l’altra la prende dietro la nuca. Le loro bocce si scontrano.
Le sue mani tremanti, ma esperte aprono la cintura e la cerniera dei pantaloni dell’uomo che cadono giù, seguiti dai boxer; lui le alza le braccia sopra la testa, premendole con forza contro il muro. L’atto che segue è veloce e animalesco. Lo sconosciuto si riveste e sparisce. Nessuno di loro ha proferito una sola parola.
Giulia va alla toilette, si lava le mani a lun-go con acqua fredda, copre le tracce lucide sulla faccia e rimette il rossetto.
Quando rientra nell’ambiente festoso, sembra più bella che mai, come suo marito confida al suo socio, con il quale si è appartato in un angolo della sala per discutere un caso. Giulia si avvicina, dice di essere stanca e lui la accontenta, come sempre. Tornano a casa poco dopo le dieci e ancora nell’ingresso dell’appartamento lui bacia la moglie prima sulla guancia, poi sulla bocca, stringendola a sé. Lei è irritata dal fatto che lui non ha ancora compreso, che lei non ha voglia di parlare o di passare del tempo con lui, ma sa da anni come fare. Dolcemente lei lo spinge via, scusandosi per un forte mal di testa, gli augura buona notte e si ritira nella sua camera.