Questo scritto è dapprima la testimonianza di una madre in pena. La madre di un figlio in pena, un ragazzo che cerca un senso nella sua vita. Cosa del resto normalissima nella crisi adolescenziale. Ce la farà Matteo a venirne fuori senza troppe crepe? Il percorso si svolgerà su un terreno accidentato. Siamo alla fine degli anni ottanta, sono sfumati i sogni dell’AJZ (centro autonomo occupato dai giovani vicino alla stazione di Zurigo) ed è appena passato l’uragano dello Platzspitz, che assorbiva e uccideva di eroina centinaia di giovani.
Dall’introduzione di Andrea Lanfranchi, Professore alla Hochschule für Heilpädagogik (HfH) e psicoterapeuta.
Questo libro è rimasto per anni in un cassetto. Diversi rifiuti da parte di editori me l’avevano fatto “dimenticare”. invece un concorso indetto dalla Confederazione Elvetica, Ufficio Federale della Cultura, mi ha invogliata a tirarlo fuori e aoccuparmene. E poi è scattata la molla della pubblicazione. Gli argomenti sono in parte molto privati e forse
scabrosi ma Matteo è stato aperto e generoso nel mettersi a disposizione.
Mi auguro che la storia qui raccontata possa servire e riesca ad aiutare qualche genitore in crisi.
Colloquio con un figlio poco integrato
Per Lucia
Rosanna Ambrosi
caro Matteo
Colloquio con un figlio poco integrato
Revisione e Correzione del testo italiano: Dina Ruchti Cabrini
Disegni / Zeichnungen: Matteo
Disegno di copertina / Umschlagzeichnung: Matteo
Gestaltung: Helen Pinkus Rymann, Zürich
Copyright: Rosanna Ambrosi, Zurigo /Zürich (???)
Hibiscus Press Zürich / Zurigo 2013
Forchstr. 38 / 8008 Zürich
e-mail: ambrosi@vtxmail.ch
Indice
Introduzione: Andrea Lanfranchi
Percorsi di vita
Questo scritto è dapprima la testimonianza di una madre in pena. La madre di un figlio in pena, un ragazzo che cerca un senso nella sua vita. Cosa del resto normalissima nella crisi adolescenziale. Ce la farà Matteo a venirne fuori senza troppe crepe? Il percorso si svolgerà su un terreno accidentato. Siamo alla fine degli anni ottanta, sono sfumati i sogni dell ’ AJZ (centro autonomo occupato dai giovani vicino alla stazione di Zurigo) ed è appena passato l ’ uragano dello Platzspitz, che assorbiva e uccideva di eroina centinaia di giovani. C’è una madre venuta in Svizzera durante le prime fasi dell ’ immigrazione dal Norditalia, che dispone di non poche risorse a livello di formazione e pone grandi aspettative in un figlio dalla viva intelligenza e quindi molto promettente. C’è la scuola e soprattutto il ginnasio, dove mancano le figure avvincenti, tant’è che nessuno sembra riuscito a cogliere i bisogni di questo allievo („non erano per niente interessati alla mia evoluzione personale“ ). C ’è un padre? All ’ inizio chi legge si chiede se ci sia e dove sia, poi ne trovi due: quello biologico e quello sociale, subentrato al primo: tutti e due devono aver giocato un ruolo importante nello sviluppo di questo ragazzo. Nello scritto restano un po ’ in sordina e li trovi quasi solo alla fine.
Per motivi difficili da comprendere e da ricostruire – anche se Angela non desiste dal voler capire, e capisce quasi tutto – la vita di Matteo prende delle svolte che destano non poche preoccupazioni. E ’ qui che lei entra in dialogo con lui, scruta la sua infanzia in retrospettiva e riflette sulle circostanze, connessioni, luoghi, tempi. La madre lo segue, è premurosa, non ossessionante, è presente e soprattutto non molla. Mi immagino che non sia stato facile, per una persona che ha investito tantissimo negli ambienti dell ’ emigrazione ad aiutare i figli degli altri, dover ora affrontare – da sola? – problemi non indifferenti con suo figlio. In questi ultimi anni ho conosciuto da psicologo e psicoterapeuta molti genitori stanchi e persino affranti nel vedere come i figli si comportano in modo del tutto provocatorio e inaccettabile. Cosa fanno? Spesso entrano nella spirale dei conflitti senza riuscire e venirne fuori e dopo un po ’ si ritirano rassegnati.
Angela invece non demorde. Lo si capisce dagli interrogativi che pone a sé stessa e al figlio. Soprattutto lo si capisce dalle informazioni che raccoglie e dalle azioni che mette in atto. Si fa spiegare da Matteo dov’è in „campeggio“ (nel cuore della città !) e chiede di andare visitarlo, cerca di sapere quali amici frequenta, lo pone di fronte alla necessità di continuare a studiare oppure di trovarsi un lavoro e pagare l ’ affitto. Certo non tutto le riesce bene e i momenti di scoraggiamento sono palesi. Comunque tirate le somme il bilancio è positivo. Ci sono nel figlio gli intoppi evolutivi nel difficile momento di passaggio alla prima fase della vita adulta. Segue la ammirevole decisione dell ’ emigrazione di ritorno e un primo tentativo di consolidamento, interrotto da un incidente sul lavoro e dalla pianificazione mal riuscita. Ne consegue il ritorno „ in patria “ e la ripresa del lavoro proprio lì dove l ’ aveva cominciato, però non più come percorso prettamente individuale, bensì come percorso famigliare – perché ora ha moglie e figli.
Gestire le contraddizioni nostre e del mondo in cui viviamo: potrebbe essere questo uno dei punti chiave del crescere senza troppi contraccolpi. La madre ci riesce: vive tra l ’ anticonformismo di un ambiente aperto a impegni politici progressisti e il conformismo proveniente dalle sue origini della piccola borghesia cattolica („i maledetti cappotti Loden“). Il figlio invece non sopporta l ’ ambiguità , si sbilancia e quasi cade nella ricerca di un „mondo perfetto“, fino a capire „che una cosa è l ’ utopia e un ’ altra la realtà“ . Dal momento in cui riesce a convivere con le indissolubili contraddizioni di un mondo così come ce lo ritroviamo ogni mattina quando ci alziamo dal letto, Matteo supera quello che si potrebbe definire „ il mal d ’ essere“ – pur continuando a sognare (per fortuna!) un mondo migliore.
In sintesi posso dire che l ’ intervista-dialogo impressiona perché il materiale è autentico e vien elaborato con grande integrità e coraggio. Non è facile fare il bilancio delle proprie azioni educative, e tanto meno è facile l ’ introspezione a un livello così personale. Ne esce un quadro movimentato, variopinto e intenso. Così è la vita.