Ester Cecere wurde 1958 in Taranto / Kalabrien geboren, wo sie lebt und als Wissenschaftlerin an einem Meeres-Forschungsinstitut des Consiglio Nazionale delle Ricerche arbeitet. Sie ist verheiratet und hat zwei Kinder.
Sie hat fünf Gedichtbände veröffentlicht und ihre Gedichte sind von namhaften Kritikern besprochen worden. Ihre Gedichte wurden vielfach ausgezeichnet und sind auch in vielen Anthologien zu finden.
Überdies scheint sie in den folgenden Veröffentlichungen zur zeitgenössischen italienischen Literatur auf:
Ester Cecere è nata in Italia, a Taranto, nel 1958, dove vive e lavora come ricercatrice presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche occupandosi di biologia marina. E' sposata e ha due figli (www.estercecere.weebly.com).
Ha pubblicato cinque raccolte di poesie, che sono state recensite da importanti critici letterari. Le sue opere sono state premiate in moltissimi concorsi letterari e risultano anche in parecchie antologie.
Compare, inoltre, nei seguenti volumi sulla letteratura italiana contemporanea:
L’evoluzione delle forme poetiche. La migliore produzione poetica dell’ultimo ventennio (1990-2012). Archivio Storico. A cura di Ninnj Di Stefano Busà e Antonio Spagnuolo. Kairòs Edizioni (Tipografia Alfa, Napoli). 2013.
Letteratura Italiana Contemporanea. Figure e orientamenti. A cura di Andrea Pellegrini e Cristiana Vettori. Saggio introduttivo di Marino Biondi. Edizioni Helicon (Digital Yeam – Fano, PU). 2013.
Lettura di testi di autori contemporanei di Nazario Pardini, prefazione di Pasquale Balestriere. The Writer Editions, Milano, 2014.
Enciclopedia On Line degli Autori Italiani, a cura dell’Associazione culturale Penna d’Autore: http://www.pennadautore.it/enciclopedia/c/Ester.Cecere.html
Unter dem Titel Istantanee di Vita wurden diese Erzählungen 2015
bei Kairòs edizioni, Neapel, veröffentlicht.
Con il titolo Istantanee di vita i racconti sono stati pubblicati nel
2015 per i tipi di Kairòs Edizioni, Napoli
ISBN 978-3-943810-72-1
Copyright © 2018, VoG Verlag ohne Geld e.K.
Registergericht München HRA 99261
www.verlagohnegeld.de
Gesamtgestaltung / Impaginazione: Heinz Weih
Deutsches Lektorat: Bärbel Yücel
Umschlagbild / In copertina:
Stereoskopische Aufnahme der Meeresalge
Gracilaria bursapastoris
Foto allo stereoscopio dell’alga marina
Gracilaria bursapastoris
Gedruckt im Juni 2018
Stampato nel mese di Giugno 2018
BoD, D-22848 Nordstedt
Non siamo fatti per stare da soli ma nemmeno per stare con chiunque.
Massimo Bisotti
«E dai! Deciditi a partecipare a qualche concorso di pittura! E’ da quando hai quattro anni che imbratti pareti, lenzuola e ora, finalmente, anche tele!» Sbottò esasperata Rita rivolgendosi a Silvana, l’amica di una vita, che dubbiosa e perplessa rigirava tra le mani il bando di un premio di pittura emanato da un prestigioso circolo culturale di Milano.
«Ma sii realista», replicava Silvana, «non vincerò mai a un concorso del genere! Chissà quanti pittori bravi e, forse anche quotati, concorreranno. Sono soldi e tempo sprecati!»
«Non sono d’accordo! Anche se non vincerai, come è probabile, le tue opere usciranno dagli angusti confini delle mostre di provincia visitate solo per cortesia da parenti e amici!»
Convinta dalle insistenze dell’amica, Silvana scelse uno dei suoi quadri. Si trattava di un uliveto, in cui i tronchi degli alberi erano esageratamente contorti, come se il dolore che avevano tenuto dentro per anni fosse improvvisamente riuscito a uscire deformandoli. Si stagliavano contro un cielo azzurrissimo, da cartolina, che esprimeva tutta l’indifferenza dalla quale quell’antico dolore era stato circondato per troppo tempo. Era uno dei suoi quadri preferiti. L’aveva dipinto in uno dei periodi più neri della sua vita.
La giuria, qualificatissima, lo apprezzò e Silvana vinse il concorso. Un terzo posto di tutto rispetto per essere la prima volta che partecipava a un premio così prestigioso.
La cerimonia di premiazione si tenne a Milano e Rita pretese di accompagnarla. E fu così che lo conobbe. Saverio Rossi era un autorevole membro della giuria, pittore egli stesso e critico d’arte. Quando raccontò la storia dell’istituzione del Premio ai presenti, Silvana ebbe modo di apprezzarne anche le notevoli doti di oratore.
«Complimenti, signorina, la sua opera esprime una tensione e una sofferenza quasi tangibili.» Pronunciando queste parole, il presidente del premio le porse la bella coppa e il diploma.
Alla fine della cerimonia Silvana chiese di poter avere l’onore di una foto-ricordo con ogni membro della giuria, dottor Saverio Rossi incluso.
«Non rifiuto mai di farmi fotografare con una bella donna!» Fu questo il commento con cui il critico si concesse all’obiettivo di Rita.
Saverio Rossi, di età indefinibile, ma sicuramente molto più grande di Silvana, era un bell’uomo. In particolare, poteva definirsi affascinante per le sue competenze, ma anche per quel modo molto, molto disinvolto di trattare le donne, modo che mostrava una certa esperienza nel campo e la sicurezza di poter avere ragione anche della fortezza più difficile da espugnare.
Tornata a casa, Silvana inviò via mail ad ogni membro di giuria le foto scattate nel corso della serata.
Tutti ringraziarono, ma Saverio lo fece con galante cortesia e mostrando di sapere molto su di lei. Infatti le parlò del diploma da lei conseguito all’Accademia delle Belle Arti di Roma e di altri suoi dipinti. Doveva avere ‘navigato’. Silvana, infatti, aveva un sito web e una pagina di Facebook. In quell’occasione non poté fare a meno di prendere atto di come oggi la vita di ognuno di noi sia esposta all’altrui curiosità.
Fu così che tra i due iniziò una fitta corrispondenza telematica, passarono a darsi del ‘tu’ e Saverio diventò sempre più ‘audace’ nel proporle incontri puntando sulla condivisione della passione per la pittura.
«Mi farebbe molto piacere che tu potessi vedere i miei dipinti, hanno molti elementi in comune con i tuoi: il tratto della pennellata, a volte appena accennata, altre volte tanto spessa da sembrare tridimensionale e poi la tipologia dei paesaggi: sono esteriorizzazioni dei miei stati d’animo, come i tuoi. Se tu potessi venire, magari un fine settimana…»
Silvana non raccolse, non volle raccogliere. Tuttavia quell’uomo, a volte tanto dolce altre tanto audace, cominciava a fare breccia nel suo cuore. La sera con trepidazione cercava nella posta elettronica un suo messaggio e se non lo trovava ne soffriva. Saverio, a conferma di quanto le diceva, le mandò delle gigantografie dei suoi quadri.
«Incredibile», esclamò Rita osservandole, «alcuni quadri sembrano dipinti da te!» Era quello che pensava anche Silvana e questa constatazione la turbò non poco. Decise di ricambiare. Fotografò i suoi dipinti preferiti e gli inviò le foto.
Saverio le scrisse un vero e proprio commento critico come l’avrebbe preparato per un catalogo d’arte. E si spinse ben oltre. Le fece osservare, infatti, che i suoi paesaggi, con quei toni foschi, con i cieli plumbei carichi di pioggia, con la vegetazione flagellata dal vento, esprimevano appieno il suo tormento interiore, tormento nel quale egli aveva quasi potuto camminare, percorrendo i viali abbandonati della sua malinconia. Commentò i volti di donna, ora permeati da una tristezza rassegnata, ora da una profonda disperazione. Le disse che li aveva accarezzati a uno a uno, perché ognuno era ‘il suo volto’.
Nessun uomo le aveva mai parlato così. Nessun uomo l’aveva mai capita tanto a fondo. Sembrava che Saverio le leggesse nell’anima!
Silvana aveva quarantacinque anni ed era single. Dopo una serie di cocenti delusioni aveva concluso che il rapporto a due non era per lei e si era dedicata anima e corpo all’insegnamento e alla pittura. Ora, però, le sembrava di avere trovato ‘il suo uomo’.
Saverio si spinse oltre. Per San Valentino le mandò un suo quadro. Raffigurava una ragazzina, o meglio una donna-bambina, con un cappello bianco a falde larghe, seduta in un prato di papaveri e margherite, colta nell’atto di strappare l’ultimo petalo alla margherita che stava sfogliando. Dall’espressione del viso s’intuiva che la risposta alla domanda: „M’ama?” sarebbe stata un „Si”. Le ricordava vagamente un Monet.
Era una dichiarazione d’amore, insolita, ma d’amore. Il cuore incominciò a batterle all’impazzata, come se fosse una ragazzina. Si sentì tanto emozionata che dovette bere un sorso d’acqua per calmarsi. Telefonò immediatamente a Rita.
«Guarda», le disse quando ella entrò, indicando il dipinto con lo sguardo, senza aggiungere altro.
«Caspita! Fa sul serio l’amico! E allora vallo a trovare, no?»
E infatti, complice un impegno di lavoro che Silvana aveva a Pavia, presero un appuntamento. Saverio l’avrebbe aspettata alla stazione di Milano e poi sarebbero andati a casa sua.
Silvana decise di viaggiare in vagone letto, ma non riuscì a chiudere occhio. Si girò e rigirò per tutta la notte pensando al momento in cui lo avrebbe rivisto, immaginando come l’avrebbe accolta, come si sarebbe comportato. Pensò all’atteggiamento più consono da tenere: non troppo distaccato, ma neanche troppo espansivo. Fu una nottata terribile e all’indomani ebbe da lavorare non poco per rendersi presentabile.
Finalmente il treno giunse alla stazione. Saverio era già sul binario ad attenderla. Quando lei scese, le fece un cenno con la mano. Nell’altra aveva un fascio di rose rosse.
„La sua solita galanteria!” pensò Silvana, ed ebbe l’impulso di corrergli incontro, ma si trattenne dal farlo. Avanzò con un’andatura normale, mostrando pacata contentezza, sebbene un sorriso radioso e incontenibile si facesse strada sulle sue labbra e sentisse le guance avvampare. Quando gli fu di fronte, Saverio, come sempre premuroso, le chiese come fosse andato il viaggio, se fosse stanca e le porse le rose. Il cuore di Silvana batteva all’impazzata, sembrava quello di un’adolescente al primo appuntamento. Quante volte si era sorpresa ad immaginare quell’incontro! Voleva dire poche opportune parole, invece, le frasi sembravano accalcarsi dietro le labbra creando un ingorgo che impediva loro di uscire! Posò la sua mano destra sulla guancia di Saverio come per una carezza e fece scorrere lentamente il pollice sulle sue labbra. Saverio lo baciò. Poi, attirò a sé Silvana e la baciò sulle labbra.
«Andiamo», disse semplicemente, «fa freddo.»
Giunti a casa, lui non le chiese più nulla. L’aiutò a togliersi il cappotto e, cingendola col braccio destro, la guidò verso la camera da letto. La baciò sui capelli, sugli occhi, sul collo. Delicatamente ma con decisione l’aiutò a liberarsi dei vestiti e l’adagiò sul letto. I suoi baci diventarono più arditi e più ardenti, le toglievano il respiro, le davano quasi un senso di stordimento. Silvana smarrì la cognizione del tempo… E si perse in un abbraccio senza fine.
Trascorse un’intera settimana a casa di Saverio. Furono per lei giorni indimenticabili, ricchi di eventi e d’amore. Quasi ogni giorno c’era una mostra che Saverio doveva inaugurare da quel famoso e stimato critico d’arte qual era.
Una personale di un pittore quotato, della cui arte non mancava di sottolineare le caratteristiche che ne avevano determinato l’affermazione, o una collettiva di autori emergenti, di ognuno dei quali, con competenza, portava alla luce le peculiarità dell’espressione pittorica, cogliendone le differenze sostanziali o le eventuali analogie. Silvana si limitava a seguirlo come un cagnolino fedele, lo ascoltava ammirata e imparava, imparava tanto.
In quella settimana lo aiutò anche a preparare dei cataloghi essendo molto abile con la fotografia. Tra un evento e l’altro, c’era sempre tempo per l’amore. Saltavano il pasto pur di amarsi. Facevano l’amore ovunque, come due adolescenti, una volta, persino nel deposito di una galleria!
Silvana adorava un altro aspetto del carattere di Saverio: il suo senso dell’umorismo. La faceva ridere tanto, nei momenti più impensabili. Aveva la grande capacità di prendere in giro le persone senza che loro se ne accorgessero o ne avessero il minimo sospetto. Quando incontrava qualche suo collega, che non stimava affatto, esaltava le sue capacità critiche anche se pensava esattamente il contrario. Lo faceva con una tale serietà da non lasciare trapelare in alcun modo la sua ironia. In quei momenti Silvana evitava di guardarlo altrimenti avrebbe riso. Lei, infatti, non riusciva a fingere. Dopo quegli incontri ridevano entrambi a crepapelle. E solo Dio sapeva quanto Silvana avesse bisogno, un bisogno quasi fisiologico, di ridere! La sua non era una vita allegra. Solo i suoi alunni, di tanto in tanto, con la schiettezza tipica dell’età e la sfacciataggine delle nuove generazioni, le strappavano qualche genuina risata.
Saverio sdrammatizzava tutto. Nulla per lui rappresentava un problema insormontabile. Intuiva sempre la possibilità di trovare una soluzione.
Quella splendida settimana finì presto e Silvana fu costretta a tornare nella sua città. Spesso Saverio, in seguito, la pregò di trasferirsi a casa sua, a Milano, dove sicuramente con il suo talento e il suo aiuto si sarebbe fatta strada.
La donna era perdutamente innamorata del critico d’arte, quando pensava a lui, avvertiva come un languore, uno stordimento leggero. Le mancava moltissimo. Desiderava il suo profumo, il sapore dei suoi baci. Eppure qualcosa che non riusciva a definire, a individuare, le impediva di accettare il suo invito a trasferirsi stabilmente da lui.
Continuarono a sentirsi per telefono, tramite messaggi di posta elettronica, sms, via skype per un mese che fu interminabile. Se la risposta di Saverio a un suo messaggio tardava ad arrivare, l’ansia s’impadroniva di lei per trasformarsi in un’agitazione impossibile da controllare. Accarezzava con lo sguardo il cellulare o lo schermo che le porgevano le dolcissime parole del suo amato. Saverio non mancava mai di augurarle la buonanotte, lo faceva ogni sera in modo diverso e poetico.
„Sognami, amore mio, mi addormenterò con le tue labbra sulle mie”, oppure „Addormentati pensando di essere fra le mie braccia, succederà davvero”. Mai nessun uomo le aveva detto simili frasi d’amore che lenivano un po’ il vuoto della sua assenza.
Un mattino, di buon ora, Saverio le telefonò per dirle che aveva intenzione di organizzare una mostra particolare: avrebbero esposto solo loro due. Le disse di incominciare a imballare i suoi quadri più suggestivi, gliene suggerì più di qualcuno, li ricordava tutti, era incredibile! Alle spese di trasporto avrebbe pensato lui.
Arrivò il giorno dell’inaugurazione, preceduto da un gran battage di testate editoriali ed emittenti televisive non solo locali.
Silvana si preparò con cura, e, nonostante la semplicità del suo abbigliamento, era elegante e bellissima. Anche Saverio era à la page e, come sempre, affascinante. Fu un suo amico, Mario Arrigoni, anch’egli famoso critico d’arte, a introdurli, mettendo in evidenza le peculiarità dell’espressione di ciascuno di loro e, nel contempo, le affinità tecniche ed espressive della loro arte. Silvana non poté fare a meno di constatare che Arrigoni fu molto bravo nel far sì che la sua figura non venisse sminuita dal confronto con quella di Saverio.
Dopo le prime domande rivolte al ‘big’, come era prevedibile, i giornalisti e i critici si interessarono sempre più ai quadri di Silvana, al suo percorso artistico, ai soggetti e alle tecniche tanto efficaci da rapire l’osservatore, da ‘trafiggerlo’ quasi, azzardò un grosso nome. La serata si concluse con un sontuoso buffet e numerosi brindisi alla pittrice esordiente.
Silvana avrebbe dovuto essere felice, anzi raggiante, per l’inaspettato successo. Tuttavia, avvertiva una sensazione di malessere, un leggero crampo allo stomaco come se un animaletto, da lei ingoiato vivo, se ne stesse nutrendo a piccoli morsi. Non ci mise molto a capire che la causa del suo disagio era l’atteggiamento di Saverio. Proprio lui che si era fatto promotore della mostra, che voleva che lei fosse nota nel mondo dell’arte, che l’amava, sembrava addirittura essere infastidito dal suo successo. „Non se lo aspettava? Aveva sottovalutato le sue capacità?” Silvana reputava alquanto improbabili queste ipotesi. Saverio era troppo competente ed esperto per commettere simili errori.
Nei giorni che seguirono, il suo atteggiamento verso di lei cambiò. Divenne meno affettuoso e dolce, meno passionale quando facevano l’amore. Rideva e scherzava sempre più di rado. Silvana si accorse che l’atmosfera di sensuale complicità, che caratterizzava il loro rapporto, non esisteva più.
Talvolta, quando erano in casa, sembrava quasi non accorgersi della sua presenza e lei cominciò ad avere l’impressione di essere come un vecchio dipinto, un tempo molto gradito e poi caduto in disgrazia, come se la sua vista protratta nel tempo avesse stancato l’osservatore. La loro storia d’amore aveva assunto i toni del grigio, quasi fosse un paesaggio londinese soffocato dalla nebbia.
In quei giorni di tristezza e disorientamento Silvana dipinse il lungofiume del Tamigi con la luce dei lampioni imprigionata nella nebbia, che lasciava appena intuire la presenza del ponte di Westminster. Fu questo il quadro che suggellò la fine del loro amore.
Imballò i quadri e li rispedì nella sua città. Voleva tornare a casa sua tra le poche certezze, tra i suoi oggetti e i ricordi che le infondevano protezione e sicurezza. Non aveva nessun motivo per rimanere in una città e in una casa che non erano sue con un uomo che non l’amava più.
Un pomeriggio, quando era ormai decisa a partire, leggendo la sua posta elettronica, Silvana intercettò un messaggio che Saverio aveva inviato in risposta a una sedicente giovane pittrice che gli chiedeva qualche consiglio. In quelle parole, ritrovò il ‘suo’ Saverio: galante, affascinante, audace, ma non troppo, essendo al primo approccio. Avvertì una pugnalata allo stomaco ed ebbe una vertigine. Fu costretta a sedersi. Non poteva crederci. Non voleva crederci! Il copione si ripeteva. Dolore, delusione, collera, si mescolarono nel suo animo e nella sua carne. Mille domande le si accalcarono nella testa come una mandria in fuga davanti a un ostacolo. Domande disordinate, insistenti, martellanti…
Eppure Saverio sembrava davvero innamorato di lei. „Non lo era mai stato? Lo era stato solo all’inizio? Aveva sempre finto? Si era trattato di una semplice infatuazione? Aveva sbagliato lei? E dove? Durante la mostra? Eppure era stato lui stesso a proporgliela. Forse gli aveva rubato la scena?”
Avrebbe dovuto parlare con lui per capire, ma a cosa sarebbe servito ‘capire’? Non avrebbe riavuto il ‘suo’ Saverio, quell’uomo per lei non esisteva più. Con la vista offuscata dalle lacrime, che ormai scendevano copiose, cercò il numero telefonico dell’agenzia e prenotò il viaggio di ritorno nella sua città per il giorno successivo.
Doveva andare via… Le pareti di quella casa sembravano crollarle addosso. Prima di spegnere il computer, si soffermò un’ultima volta sul sorriso di Saverio nella bellissima foto che faceva da sfondo al desktop. Quante volte aveva accarezzato quelle labbra con lo sguardo! Ora quel sorriso le sembrava un ghigno beffardo.
Ancora una volta, aveva scambiato ‘lucciole per lanterne’.
Wir sind nicht dafür geschaffen, alleine zu bleiben, aber auch nicht für die Gesellschaft mit jedem.
Massimo Bisotti
»Komm schon! Raff dich endlich auf an einem Malwettbewerb teilzunehmen! Seit du vier bist, beschmierst du Wände, Leintücher und jetzt endlich auch Leinwände!«, platzte Rita entnervt an Silvana, ihre lebenslange Freundin, gewandt, los, die voller Zweifel und perplex die Einladung zur Teilnahme an einem Malwettbewerb eines namhaften Kunstvereins in Mailand in den Händen hielt.
»Aber sei doch realistisch«, entgegnete Silvana«, ich werde nie einen solchen Wettbewerb gewinnen! Wer weiß, wie viele gute Maler, vielleicht gar bekannte, daran teilnehmen werden. Das ist verschwendetes Geld und verschwendete Zeit!«
»Da bin ich anderer Meinung! Auch wenn du nicht gewinnst, was wahrscheinlich ist, werden deine Bilder doch über die engen Grenzen der Ausstellungen in der Provinz hinaus bekannt, die nur aus Höflichkeit von Verwandten und Freunden besucht werden!«
Von der Freundin dazu gedrängt, wählte Silvana eines ihrer Bilder aus. Es handelte sich um einen Olivenhain, dessen Bäume übertrieben verkrüppelt waren, so als ob der Schmerz, den sie jahrelang in sich trugen plötzlich aus ihnen gefahren und sie verbogen hätte. Sie hoben sich von einem sehr blauen Himmel, wie dem auf Ansichtskarten, ab, der die ganze Gleichgültigkeit ausdrückte, von dem dieser uralte Schmerz schon zu lange umgeben war. Es war eines ihrer bevorzugten Bilder. Sie hatte es in einer ihrer schwärzesten Perioden gemalt.
Die äußerst qualifizierte Jury würdigte es und Silvana kam unter die Gewinner des Wettbewerbs. Ein respektabler dritter Preis bei ihrer ersten Teilnahme an einem namhaften Wettbewerb.
Die Preisverteilung fand in Mailand statt und Rita bestand darauf sie zu begleiten. Und so kam es, dass sie ihn kennen lernte. Saverio Rossi war ein angesehenes Mitglied der Jury, selbst Maler und Kunstkritiker. Als er den Anwesenden die Geschichte der Einrichtung des Preises vortrug, hatte Silvana die Gelegenheit auch seine beachtlichen Fähigkeiten als Redner zu würdigen.
»Gratuliere, Signorina, ihre Arbeit drückt die Spannungen eines beinahe greifbaren Leidens aus.« Während er diese Worte aussprach, überreichte ihr der Vorsitzende des Wettbewerbs einen schönen Pokal und das Diplom.
Am Ende der Zeremonie bat Silvana um die Ehre eines Andenkenfotos mit jedem Jurymitglied, Doktor Saverio Rossi inbegriffen.
»Ich weigere mich nie, mich mit einer schönen Frau fotografieren zu lassen.« Das war der Kommentar, mit dem sich der Kritiker vor Ritas Objektiv stellte.
Saverio Rossi, ein Mann undefinierbaren Alters, doch gewiss älter als Silvana, war eine schöne Erscheinung. Vor allem konnte man ihn wegen seiner Kompetenzen als bezaubernd bezeichnen, aber auch wegen seiner ungezwungenen Art mit Frauen umzugehen, die eine gewisse Erfahrung auf diesem Gebiet und die Gewissheit erkennen ließen, dass er auch die am schwersten zu bezwingende Festung zu nehmen wusste.
Wieder zu Hause verschickte Silvana per E-Mail jedem Jurymitglied, die im Laufe des Abends geschossenen Fotos.
Alle bedankten sich dafür, aber Saverio tat es mit galanter Höflichkeit und ließ durchblicken, dass er viel von ihr wusste. In der Tat sprach er sie auf das an der Kunstakademie in Rom erworbene Diplom und weitere ihrer Gemälde an. Er musste ein wenig ‘gesurft’ haben. Tatsächlich hatte Silvana eine eigene Webseite und einen Facebook-Account. Bei dieser Gelegenheit kam sie nicht umhin festzustellen, dass heutzutage das Leben eines jeden der Neugierde der anderen ausgeliefert ist.
So kam es, dass zwischen den beiden eine emsige telematische Korrespondenz ihren Anfang nahm, dass sie schon bald zum ‘Du’ übergingen und Saverio immer ‘mutiger’ wurde, ihr gemeinsame Treffen vorschlug, indem er auf das gemeinsame Interesse für die Malerei setzte.
»Es würde mich sehr freuen, wenn du meine Bilder sehen könntest; sie haben Vieles mit deinen gemein, den manchmal kaum angedeuteten Pinselstrich, andere Male dann so dick aufgetragen, dass er dreidimensional erscheint, und dann die Typologie der Landschaften: sie sind Äußerungen meiner Seelenzustände, wie die deinen. Wenn du kommen könntest, vielleicht an einem Wochenende …«
Silvana ging nicht darauf ein, wollte nicht darauf eingehen. Trotzdem begann dieser manchmal so zärtliche, manchmal so verwegene Mann eine Bresche in ihr Herz zu schlagen. Am Abend suchte sie fieberhaft nach einer Nachricht von ihm in ihrem Mailordner, und wenn sie keine vorfand, litt sie. Um zu bestätigen, was er ihr gesagt hatte, schickte Saverio ihr große Abzüge seiner Bilder.
»Unglaublich«, entfuhr es Rita, als sie sie sah, »einige Bilder könnten von dir sein!« Das dachte Silvana auch und diese Feststellung beunruhigte sie nicht wenig. Sie beschloss zu antworten, fotografierte ihre bevorzugten Bilder und schickte ihm die Fotos.
Saverio verfasste einen richtig kritischen Kommentar, wie er ihn für einen Kunstkatalog geschrieben hätte. Und er ging sogar noch weiter. Er merkte tatsächlich an, dass ihre Landschaften mit ihren finsteren Tönen, den bleischweren, regenschwangeren Wolken, der vom Wind gepeitschten Vegetation gänzlich ihre innere Pein ausdrückten, eine Pein, die er beinahe selbst beschreiten könne, indem er auf den von ihrer Wehmut verlassenen Wegen wandle. Er kommentierte die Frauengesichter, bald von einer resignierten Traurigkeit durchdrungen, bald von einer tiefen Verzweiflung. Er schrieb ihr, dass er jedes einzelne liebkost habe, da jedes ‘ihr Antlitz’ wäre.
Kein Mann hatte jemals so zu ihr gesprochen. Kein Mann hatte sie je so sehr verstanden. Es war, als würde Saverio in ihrer Seele lesen!
Silvana war fünfundvierzig und alleinstehend. Nach einer Reihe von schmerzlichen Enttäuschungen war sie zum Schluss gekommen, dass die Zweierbeziehung nichts für sie war, und hatte sich mit Leib und Seele der Lehrtätigkeit und der Malerei verschrieben. Nun aber schien ihr, als hätte sie ‘ihren Mann’ gefunden.
Saverio wagte sich weiter vor. Zu Sankt Valentin schickte er ihr eines seiner Gemälde. Es stellte ein Mädchen, beziehungsweise eine kindliche Frau mit einem breitkrempigen weißen Hut dar, die auf einer Wiese mit Klatschmohn und Margeriten saß, festgehalten in dem Augenblick, da sie das letzte Blütenblatt von einer Margerite abzupfte. Dem Gesichtsausdruck war zu entnehmen, dass die Antwort auf die Frage: „Er liebt mich?“ ein „Ja“ sein würde. Es erinnerte sie irgendwie an Monet.
Es war eine Liebeserklärung, ungewöhnlich, aber eine Liebeserklärung. Ihr Herz begann zu pochen, als wäre sie ein kleines Mädchen. Sie war derart aufgeregt, dass sie einen Schluck Wasser trinken musste, um sich zu beruhigen. Sie rief sofort Rita an.
»Sieh mal«, sagte sie, als sie eintrat und lenkte ihren Blick auf das Gemälde, ohne etwas hinzuzufügen.
»Mannomann! Der meint es ernst! Also dann, geh’ ihn doch besuchen.«
Und tatsächlich, eine Verpflichtung in Pavia nutzend, verabredete sich Silvana mit ihm. Saverio wollte sie am Bahnhof von Mailand empfangen um dann zu ihm nach Hause zu fahren.
Silvana beschloss im Schlafwagen zu reisen, doch sie konnte kein Auge schließen. Sie wälzte sich die ganze Nach hin und her und dachte an den Moment, da sie ihn wiedersehen würde, und stellte sich vor, wie er sie empfangen und wie sie sich verhalten würde. Sie überlegte sich das passendste Verhalten: nicht zu zurückhaltend, aber auch nicht zu mitteilsam. Es war eine schreckliche Nacht und am nächsten Morgen hatte sie einiges zu tun, um sich präsentabel herzurichten.
Endlich erreichte der Zug den Bahnhof. Saverio erwartete sie bereits am Bahnsteig. Als sie ausstieg, gab er ihr ein Zeichen mit der Hand. In der anderen hielt er einen Strauß roter Rosen.
„Seine übliche Galanterie“, dachte Silvana und verspürte den Drang, ihm entgegenzulaufen, doch verkniff sie es sich. Sie ging ihm mit normalem Schritt entgegen, gezügelte Freude zeigend, obwohl ein strahlendes Lächeln sich auf ihrem Gesicht breit machte und ihre Wangen rötete. Als sie ihm gegenüberstand fragte sie Saverio, wie immer sehr aufmerksam, wie die Reise gewesen sei, ob sie müde sei und reichte ihr die Rosen. Silvanas Herz pochte wie verrückt, war wie das Herz eines Mädchens bei ihrem ersten Rendezvous. Wie oft hatte sie sich dabei ertappt, sich diese Begegnung vorzustellen! Sie wollte wenige, aber angebrachte Worte sagen, statt dessen verkeilten sie sich hinter ihren Lippen und bildeten einen Stau, der sie daran hinderte herauszukommen! Sie legte ihre rechte Hand an Saverios Wange, wie um sie zu streicheln und ließ langsam den Daumen über seine Lippen gleiten. Saverio küsste ihn. Dann zog er Silvana zu sich und küsste sie auf den Mund.
»Gehen wir«, sagte er bloß, »es ist kalt.«
Zu Hause angekommen fragte er sie nichts mehr. Er half ihr aus dem Mantel und den rechten Arm um sie legend, geleitete er sie ins Schlafzimmer. Er küsste ihr Haare, die Augen, den Hals. Vorsichtig aber bestimmt half er ihr die Kleider abzulegen und legte sie aufs Bett. Seine Küsse wurden gewagter und heißer, nahmen ihr den Atem, gaben ihr beinahe das Gefühl der Benommenheit. Silvana verlor das Gefühl für die Zeit … und verlor sich in einer Umarmung ohne Ende.
Sie verbrachte eine ganze Woche in Saverios Wohnung. Es waren unvergessliche Tage für sie, voll von Ereignissen und voller Liebe. Beinahe jeden Tag gab es eine Ausstellung, die Saverio, der berühmte und geschätzte Kunstkritiker, der er war, eröffnen musste.
Eine Ausstellung eines anerkannten Malers, dessen Besonderheiten, die seinen Erfolg bedingt hatten, er nicht zu unterstreichen vergaß, oder eine Kollektivausstellung aufstrebender Künstler, deren besonderen malerischen Ausdruck er mit Sachverstand ins Licht rückte, dabei die wesentlichen Unterschiede oder eventuelle Analogien anmerkend. Silvana begnügte sich, ihm wie ein treues Hündchen zu folgen, hörte ihm aufmerksam zu und lernte, lernte viel dabei.
Im Laufe dieser Woche half sie ihm auch einige Kataloge vorzubereiten, da sie sehr geschickt beim Fotografieren war. Zwischen dem einen und dem anderen Ereignis war immer Zeit für die Liebe. Sie übergingen das Essen, um miteinander zu schlafen. Sie liebten sich überall, wie zwei Halbwüchsige, einmal sogar im Lager einer Galerie!
Silvana liebte auch eine andere Eigenart an Saverios Charakter: seinen Sinn für Humor. Er brachte sie in den unwahrscheinlichsten Situationen zum Lachen. Er hatte die Fähigkeit Menschen auf den Arm zu nehmen, ohne dass sie es bemerkten oder den geringsten Verdacht schöpften. Wenn er einem seiner Kollegen begegnete, den er überhaupt nicht achtete, lobte er dessen Fähigkeit als Kritiker, auch wenn er das genaue Gegenteil dachte. Er machte es mit derartiger Ernsthaftigkeit, dass seine Ironie in keiner Weise durchklang. In diesen Momenten vermied Silvana es ihn anzusehen, sonst wäre sie losgeplatzt. Sie konnte sich tatsächlich nicht verstellen. Nach solchen Begegnungen lachten sich beide zu Tode. Und nur Gott wusste, wie sehr Silvana das Lachen brauchte, beinahe ein physiologisches Bedürfnis! Ihr Leben war nicht lustig gewesen. Nur ihre Schüler entlockten ihr mit ihrer für ihr Alter typischen Direktheit und Unverschämtheit das eine oder andere gesunde Lachen.
Saverio entdramatisierte alles. Nichts stellte für ihn ein unüberwindliches Hindernis dar. Er erahnte immer die Möglichkeit einer Lösung.
Diese wunderbare Woche war bald zu Ende und Silvana war gezwungen in ihre Stadt zurückzukehren. Häufig bat Saverio sie in der Folgezeit zu ihm nach Mailand zu ziehen, wo sie gewiss mit ihrem Talent und seiner Unterstützung ihren Weg finden würde.
Die Frau war hoffnungslos in den Kunstkritiker verliebt; wenn sie an ihn dachte, spürte sie eine Mattigkeit, eine leichte Benommenheit. Er fehlte ihr sehr. Sie sehnte sich nach seinem Parfüm, den Geschmack seiner Küsse. Und doch hinderte sie etwas, das sie nicht zu benennen, nicht zu erkennen vermochte, daran seine Einladung anzunehmen und zu ihm zu ziehen.